Premio Scenario2011- 13a edizione | Progetto finalista
PROGETTO TRIENNALE SANTARCANGELO 2009-2011, 11/12/13 luglio 2011
martedì 12 Luglio , ore 12:00 | Il Lavatoio
Infactory
con Matteo Latino
Fortunato Leccese
autore e regia Matteo Latino
Matteo Latino
via Giuseppe Luigi Passalacqua, 3 – 00185 Roma
cell. 349 6906561
matteo_latino@yahoo.it
www.matteolatino.com teatrostalla@gmail.com
Ricordo di Matteo Latino
Matteo Latino è scomparso il 30 marzo 2015.
Interprete potente e sensibile di una generazione alla quale ha regalato metafore intense e laceranti, e inventore di una lingua che coniugava asprezza e lirismo, la delicatezza di un sentire profondissimo e l’urlo di una parola fatta gesto e movimento.
Scenario lo piange con immenso dolore come uno dei suoi figli più cari, e ricorda con commozione il calore e la forza del suo affetto, ringraziandolo per il sorriso che non ha mai voluto farci mancare.
Ciao Matteo, ci impegneremo a tenere vivo il tuo ricordo di artista vero e persona meravigliosa,
Gli amici di Scenario
“Tutto quello che succede, succede di domenica” (infactory 2011) Non ci posso credere… Penso a quel 13 luglio che ci ha cambiato la vita, alla difficoltà e alla felicità infinita che partiva da lì. Un viaggio nel teatro, durato troppo poco, ma che ha lasciato il segno: ci sei, e ci sarai ancora. Mi hai detto che il mondo lo avremmo cambiato, che le ingiustizie e i mancati ascolti sarebbero finiti. Mi hai detto che la malattia non doveva fare paura e io ti ho creduto. Ci credo.
La “tua, tutta tua” generazione scenario ti pensa e si stringe intorno a te.
La tua grazia, no, non la dimentichiamo.
I tuoi amici, che non conosco tutti, li abbraccio divenendo tutt’uno in quella forza che tu hai dichiarato al mondo e che rimane lezione infinita.
Cristiana Minasi (Premio Scenario per Ustica 2011)
Segnaliamo il ricordo di Massimo Marino: http://boblog.corrieredibologna.corriere.it/2015/03/30/in-ricordo-di-matteo-latino-inquieto-giovane-artista/
spettacolo vincitore Premio Scenario 2011
Motivazione della Giuria
La condizione dei trentenni esplorata, allusa, svelata con crudeltà e poesia attraverso la metafora di due vitelli a stabulazione fissa prossimi al macello. Un dialogo che non avviene, che è esposizione frontale, danza riflessa su schermi virtuali, esercizio solitario di una poesia raffinata, di cui i due attori si fanno tramite per scoprire risorse lessicali, metriche, timbriche di una lingua che trova un’inedita cittadinanza sulla scena giovanile.
Infactory nasce al teatro per vie originali e impreviste, che rielaborano la biografia e la letteratura, il mondo delle immagini e le nuovissime risorse della comunicazione interattiva per farsi lente di ingrandimento su uno spaccato generazionale sul quale si sospende il giudizio ma si aprono molte domande. A partire dalla questione, implicita eppure lacerante, di come conquistare finalmente l’uscita verso la campagna aperta, ovvero verso un futuro di libertà e realizzazione personale.
Lo spettacolo
“Quando le teste arrivano – tagliamo le corna. Dopo aver tagliato le corna – buttiamo le teste sul fuoco. Quando tutti i peli si sono bruciati – togliamo le teste dal fuoco. E le puliamo. E insegniamo loro a camminare.”
Due vitelli a stabulazione fissa prossimi al macello. Due vitelli che si incontrano in uno spazio che diventa l’unico spazio. Illuminati dalla stessa luce. L’illusione di una prossima libertà evita qualsiasi forma di ribellione.
Attraverso la vita dei due vitelli si assisterà a un deragliamento d’identità che ci obbliga a riesumare la nostra natura animale. Un vitello che è nella condizione di stabulazione fissa che uomo potrà mai “divenire”?
Una favola fatta a pezzi e restituita nel caos sub-urbano. Sezioni di corpi che attraversano il nostro campo visivo non lasciandoci altro che l’odore del sangue. Il caldo della paura che fiotta da sotto la coda. Pezzi di noi inscatolati e ridistribuiti su nastri trasportatori pronti a un nuovo assemblaggio.
Una favola che attraverso la ripetizione delle parole e delle azioni è in grado di restituire quella sensazione di staticità che caratterizza spesso noi giovani, facendoci sentire vitelli nelle metropoli. Incapaci di una qualsiasi ribellione. Slogan che permettono una migliore penetrazione dei contenuti e un persistente senso claustrofobico.
Una favola raccontata in versi.
Una favola raccontata attraverso parole che avvelenano, mutilano, deformano, uccidono, sporcano.
L’uomo che diviene vitello. Un uomo che nella propria quotidianità vedrà accadere il proprio divenire animale-vitello. In che cosa l’uomo può assomigliare a un vitello che vive la condizione di stabulazione fissa? Quando l’uomo diviene animale-vitello? Che differenza c’è tra la staticità fisica, emotiva e mentale? In quali immagini urbane possiamo riconoscere una condizione di “stabulazione fissa”?
Molteplici sono i piani sui quali si sta lavorando.
L’immagine. Una filiazione continua d’immagini quasi a ricordare una catena di montaggio. Ogni pezzo è singolare e indispensabile al prodotto finale. Si, perché è un prodotto quello che otterremo. Impacchettato e confezionato proprio come una lombata di vitello.
I suoni. Metallici. Elementari. Primordiali. Confusi con suoni pop, disco e tecno.
Le luci. Una stanza che cambia ombre. Una luce che seziona la stanza lasciando penombre. E altre luci pronte a riprodurre piccoli spazi. Micro spazi. Un occhio. Un piede. La mano. La bocca. Una luce che ispeziona il corpo per controllare che tutto sia sano e vendibile. Una luce fredda alternata da momenti di luce calda, racconto di spazi temporali differenti.
La ricerca di un nuovo linguaggio è il nostro grande obiettivo. Una lingua che non proceda soltanto per immagini, ma per spazi. E come l’immagine deve accedere all’indeterminato, pur restando completamente determinata, così lo spazio deve essere sempre uno spazio qualunque, disertato e deserto, pur essendo geometricamente determinato. Il lavoro prevede un testo originale scritto in versi, poesia cruda. Poesia rosso sangue e cruda sotto i denti che faticano a masticarla. Quale soluzione di concatenamento delle stesse parole ci fa sentire intrappolati in una catena di montaggio?
La compagnia
Il gruppo Matteo Latino nasce nel 2009 e comprende Matteo Latino, attore e drammaturgo pugliese, Fortunato Leccese, attore proveniente dalla provincia di Latina.
Matteo Latino e Fortunato Leccese si incontrano nel 2005 e frequentano i tre anni del Centro Internazionale La Cometa di Roma, dunque studiano insieme e si diplomano nel luglio 2008. Successivamente prendono parte insieme a diversi progetti in qualità di attori, tra gli altri: Le Favole della dittatura dal Contesto di Sciascia e Ascesa e rovina della città di Mahagonny di Bertolt Brecht, entrambi diretti dalla regista Lisa Ferlazzo Natoli; curano anche rassegne letterarie tra cui quella dedicata a Gianni Rodari nel 2010 organizzata dalla Feltrinelli. Nel 2009 decidono di unirsi per lavorare al progetto InFactory. Inizia così un periodo di prove all’interno delle stalle dell’Agriturismo MonteSacro nel Gargano.
Nel 2010 la compagnia inizia a collaborare con il Kollatino Undergound di Roma, struttura autofinanziata e auto organizzata, diventando ufficialmente Compagnia di Residenza. Avranno così a disposizione uno spazio in cui mettere a frutto un anno di ricerca e proseguire il lavoro InFactory.
Collabora con il Kollatino Underground e i Santasangre alla realizzazione del Festival – I S T A N T ANE A – Visioni tra danza e performance. Espressione della volontà degli artisti indipendenti di esserci, di andare oltre la differenziazione tra generi, per la creazione di opere che possano fondere insieme linguaggi diversi. Il gruppo si propone di trovare un proprio linguaggio per raccontare quella porzione di mondo che conosce e osserva quotidianamente e da cui quotidianamente è invaso, affascinato, spaventato e stimolato.
Obiettivo futuro è quello di collaborare alla realizzazione dell’impianto di riscaldamento e perfezionamento delle due sale prove del Kollatino Underground e realizzare una nuova sala prove all’interno dell’agriturismo MonteSacro situato nel Gargano. Il progetto prevede la trasformazione di una parte di struttura tuttora adibita a stalla. Il progetto è in fase di ultimazione per essere presentato poi alla regione Puglia.
Rassegna stampa
“il manifesto”, 10 dicembre 2011
di Gianfranco Capitta
“controscene.corrieredibologna.corriere.it”, 10 dicembre 2011
di Massimo Marino
“niuodeon.com”, 10 dicembre 2011
di Antonella Vercesi
“myword.it”, 14 dicembre 2011
di Renato Palazzi
Proprio in questa ostentazione di segni dell'oggi sta il suo tratto più suggestivo […].
“iltamburodikattrin.com”, 14 dicembre 2011
di Maddalena Peluso
“giornalemetropolitano.it”, 14 dicembre 2011
di Vincenzo Sardelli
Bravissimi gli attori, perfetta la regia.
“klpteatro.it”, 14 dicembre 2011
di Maria Vittoria Bellingeri
“doppiozero.com”, 19 dicembre 2011
di Lorenzo Donati
"Hystrio", gennaio 2012
di Roberto Canziani
"Gazzetta di Parma", 18 marzo 2012
di Valeria Ottolenghi
"vocidallasoffitta.blogspot.it", 22 aprile 2012
di Josella Calantropo
"ateatro.org", 23 aprile 2012
di Giada Russo
“iltamburodikattrin.com”, 4 giugno 2012
di Roberta Ferraresi