Premio Scenario2011- 13a edizione | Progetto finalista
PROGETTO TRIENNALE SANTARCANGELO 2009-2011, 11/12/13 luglio 2011
lunedì 11 Luglio , ore 11:00 | Il Lavatoio
Madama Bovary
liberamente ispirato a Madame Bovary di Gustave Flaubert e ad altri autori
di e con Lorena Senestro
regia Marco Bianchini
musiche Eric Maestri
costumi Stefania Berrino
Lorena Senestro
piazza S. Giulia,11 – 10124 Torino
cell. 340 4658108
lorena@teatrodellacaduta.org
Lo spettacolo
Come i marinai in pericolo, girava occhi disperati sulla solitudine della sua vita cercando lontano qualche vela bianca tra le brume dell’orizzonte. Non sapeva cosa le sarebbe toccato, quale vento avrebbe spinto fino a lei quella vela, su quale riva l’avrebbe condotta, se sarebbe stata una scialuppa o un gran vascello a tre ponti, carico d’angoscia o pieno di felicità fino ai portelli. Ma ogni mattina, nello svegliarsi, ella sperava per quel giorno, e ascoltava ogni rumore, si alzava di soprassalto, si stupiva che nulla accadesse; poi al tramonto sempre più triste, desiderava trovarsi all’indomani.
Gustave Flaubert, Madame Bovary
Per questo spettacolo mi ispiro al celebre romanzo di Flaubert, nel quale ritrovo ascendenze culturali e riferimenti indiretti alla mia biografia. Sono cresciuta in campagna, a stretto contatto con la natura, nell’immobilismo e nella noia della provincia; a ventidue anni, fuori dalle aspettative della mia famiglia, mi sono trasferita in città, per coltivare le mie passioni, prima fra tutte quella per la letteratura e il teatro, senza mai abbandonare quel sentimento originario del vivere che solo l’infanzia trascorsa a contatto con i ritmi della campagna può offrire.
Quello che mi interessa portare sulla scena è Flaubert e altri autori come Guido Gozzano e Cesare Pavese che, oltre a fornirmi parole adeguate che non sarei in grado di inventare, offrono un campionario di tematiche di grande attualità: la paura di agire, che è un male moderno; le false chimere, uguali in ogni tempo; i danni provocati da una cultura che spinge il desiderio in territori aridi e illusori; la dialettica tra città e provincia, tra nuovo e tradizione. Soprattutto parto dal “bovarismo” come sentimento onnicomprensivo, che abbraccia tanti temi esistenziali. In proposito, non mi interessa tanto la psicologia di Emma Bovary, quanto piuttosto disegnare il suo travaglio esistenziale attraverso le immagini e le situazioni generate dalla sua immaginazione creatrice. La sua è una battaglia contro l’ignoranza del mondo, persa in partenza.
Il lavoro sul testo segue due direttive: in parte viene riproposto alla lettera, nella convinzione che l’evocazione delle immagini e delle emozioni tipica della scrittura di Flaubert abbia un valore teatrale; in parte viene rimaneggiato, per piegarsi a una recitazione di impronta emotiva, strutturata per coinvolgere tanto l’attore quanto lo spettatore.
La recitazione adotta soluzioni insolite e antinaturalistiche che generano sorpresa o spiazzamento nello spettatore: la versatilità nell’uso della voce; il buon gusto contrapposto al cattivo; il ridicolo ribaltato nel patetico. Attraverso un’altalena di sensazioni, situazioni e registri diversi, il lavoro ci conduce in un mondo inventato, un mondo che procede per immagini, come il montaggio cinematografico, fuori da una logica narrativa.
L’uso sporadico del dialetto piemontese – tradizionalmente abbinato a registri comici – serve a costruire il registro patetico, che è la chiave dello spettacolo e della condizione della protagonista: “Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra le ferite superficiali, in italiano; sotto le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto.” (Luigi Meneghello)
È l’attrice a condurre il lavoro delle prove sulla base dell’esperienza maturata nella rilettura del romanzo e del lavoro di drammaturgia svolto in precedenza. Il regista ha il compito di organizzare la messa in scena (scenografia, movimenti di scena, costumi) offrendo uno sguardo esterno. Attraverso ambientazioni sonore contemporanee, le musiche sottolineano le tensioni interiori della protagonista.
Lorena Senestro, classe 1979, vive e lavora a Torino. Laureata in Drammaturgia teatrale, nella convinzione che la miglior formazione per un attore sia il palcoscenico, nel 2003 ha finanziato e costruito con le proprie mani il Teatro della Caduta – una piccola sala di 50 posti che offre la possibilità agli attori di recitare di fronte a un pubblico sempre presente, grazie all’ingresso gratuito. Su questo palco si è formata grazie a sei anni di esibizioni settimanali. È lettrice abituale al Circolo dei Lettori di Torino (due appuntamenti settimanali, dal 2007 al 2010). Parallelamente ha frequentato corsi di dizione, canto e uso della voce. È autrice e interprete del monologo Leopardi shock, interamente basato su testi di Giacomo Leopardi e presentato alla Fiera Internazionale del Libro di Torino.
Principali partecipazioni: Teatro Stabile di Torino (protagonista in R&J links regia di Gabriele Vacis, nel ruolo di Giulietta); Festival Torino Spiritualità (protagonista in L’altro mondo, regia di Massimo B. Merlin); Festival del Teatro Europeo di Torino; presentatrice ufficiale della Cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi 2006. Come regista ha diretto il monologo Lamleto, su testi di Shakespeare con Marco Bianchini, e un’edizione del Varietà della Caduta.