Premio Scenario 2003- 9a edizione

L’Associazione Scenario promuove la nona edizione del Premio Scenario, che nasce allo scopo di valorizzare nuove idee, progetti e visioni di teatro.

Il Premio si rivolge alle giovani generazioni e seleziona progetti originali e inediti destinati alla scena.

Scadenza bando: 31 Ottobre 2002 [Bando scaduto]

Tappe di selezione

I partecipanti, selezionati dalle Commissioni zonali nella fase istruttoria, espongono frammenti o parti del loro progetto in un tempo massimo di 20 minuti, nelle due tappe di selezione.

Finale

Al termine delle tappe di selezione, l’Osservatorio critico seleziona i progetti destinati alla finale del Premio Scenario, ospitata a Santarcangelo dei Teatri (27, 28, 28 Giugno 2003).
La Giuria proclama un progetto vincitore e tre segnalati.

FESTIVAL SANTARCANGELO DEI TEATRI, 27, 28, 28 Giugno 2003


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Massimo Marino (condirettore artistico del Festival di Santarcangelo dei Teatri)
Presidente

Stefano Cipiciani (direttore artistico Fontemaggiore Teatro e presidente dell’Associazione Scenario)
Emma Dante (regista, vincitrice dell’ottava edizione di Premio Scenario)
Franco D’Ippolito (organizzatore teatrale)
Iaia Forte (attrice)
Gianluigi Gherzi (regista e drammaturgo)
Andrea Porcheddu (critico teatrale)
Anna Redi (attrice e regista)
Cristina Valenti (docente DAMS, Università di Bologna, direttore artistico dell’Associazione Scenario)
Enzo Vetrano (attore)
Nicola Viesti (critico teatrale)

Vincitori

Motivazioni della giuria

La Giuria del Premio Scenario 2003, presieduta da Massimo Marino (condirettore artistico del Festival di Santarcangelo dei Teatri) e composta da Stefano Cipiciani (direttore artistico Fontemaggiore Teatro e presidente dell’Associazione Scenario), Emma Dante (regista, vincitrice dell’ottava edizione di Premio Scenario), Franco D’Ippolito (organizzatore teatrale), Iaia Forte (attrice), Gianluigi Gherzi (regista e drammaturgo), Andrea Porcheddu (critico teatrale), Anna Redi (attrice e regista), Cristina Valenti (docente DAMS, Università di Bologna, direttore artistico dell’Associazione Scenario), Enzo Vetrano (attore) e Nicola Viesti (critico teatrale), nell’indicare il progetto vincitore e i progetti segnalati di questa nona edizione, desidera preliminarmente portare all’attenzione alcuni elementi che hanno costituito i tratti di valore dell’intero percorso.
Il Premio Scenario continua a esistere grazie all’impegno esclusivo dei suoi soci, ossia delle 36 imprese teatrali (compagnie e stabili di innovazione) che raccolgono biennalmente le proposte dei giovani artisti e ne sostengono l’elaborazione e la presentazione attraverso le fasi successive.
In assenza di alcun contributo pubblico è stato perciò portato avanti, a partire dall’ottobre 2002, il lavoro di raccolta e valutazione di 224 progetti provenienti dalle diverse parti d’Italia, 48 dei quali presentati pubblicamente nelle due tappe di selezione che si sono svolte fra marzo e aprile 2003 a Bari (presso il Teatro Kismet OperA) e a Faenza (presso Accademia Perduta/Romagna Teatri e Teatro Due Mondi).
I 12 progetti finalisti (arricchiti da una proposta fuori concorso, Oreste della Compagnia “I liberanti” di Napoli) presenti nella fase conclusiva del Premio che si è appena svolta a preambolo del Festival di Santarcangelo dei Teatri, hanno evidenziato – a parere della Giuria – i tratti di un percorso articolato, che ha raccolto le proposte di artisti provenienti da contesti territoriali e culturali differenti e mossi da diverse necessità espressive.
Segno caratterizzante di questa edizione è parso il generale rigore della ricerca teatrale delle giovani formazioni presenti che, attraverso i progetti finalisti, ha dimostrato con tutta evidenza di saper coniugare urgenza creativa, padronanza di tecniche e mezzi espressivi e consapevolezza delle più ampie funzioni del lavoro artistico in rapporto alla vitalità culturale e sociale dei territori di riferimento. In tempi di oggettiva emergenza generale e innegabile restaurazione del panorama teatrale, i giovani artisti dimostrano un’adesione al teatro che prescinde da tendenze, generi, mode, per applicarsi a progetti originali che in molti casi sanno reinterpretare i differenti linguaggi facendoli incontrare e dialogare.
Teatro di narrazione, teatro danza, teatro delle immagini e delle figure, teatro d’impegno civile e della memoria, dei luoghi reclusi e dei centri giovanili, per artisti soli e per ampi gruppi di aggregazione: più che “generi” si sono rivelati spazi per indagare e contaminare in modo originale nuove possibilità per il teatro.

In considerazione di questa ricchezza, la Giuria della nona edizione del Premio Scenario desidera menzionare in modo speciale tre progetti al di fuori della rosa dei vincitori.
In ordine di presentazione alla Finale:

menzione a LA MIGLIOR VENDETTA È IL SUCCESSO del gruppo Mandara Ke (Augusta – SR): per la particolare efficacia e ricchezza espressiva del lavoro di Alessio Di Modica, attore-autore che rilegge sulla scena le possibilità della narrazione teatrale colmandola di visioni che appartengono al degrado di un ambiente urbano e alle sue possibilità di riscatto;

menzione ad ASSOLA di Silvia Gallerano (Milano): per l’ottima prova di un’attrice-autrice capace di toccare con spietata e delicata ironia le ferite di una condizione femminile che ha il coraggio di mettersi a nudo sulla scena;

menzione a IL BALCONE DI GIULIETTA di Le Saracinesche – Ozzano Teatro Ensemble (Ozzano dell’Emilia – BO): per la coralità e la genialità inventiva della macchina scenografica di un ampio gruppo di attori-autori capaci di lavorare coralmente facendo del proprio teatro luogo di aggregazione e di ricerca originale e lasciando intravedere una nuova attualità del teatro popolare e politico.

 

La Giuria proclama spettacolo vincitore della nona edizione del Premio Scenario:

COME CAMPI DA ARARE di M’Arte-movimenti d’arte (Palermo).
In un luogo popolato di scatole di cartone, palazzi, rifugi, loculi, buchi neri che risucchiano e generano corpi, sentimenti, situazioni in continuo annullamento, rinascita, trasformazione, si racconta per bagliori di danza e beckettiane implosioni un’attesa, un disastro, varie lotte, la speranza di una partenza.
Tre donne – probabilmente quattro in una successiva fase del lavoro – accendono una memoria e uno sguardo spiazzato dalla nostra vita contemporanea a una dimensione insieme politica e interiore, coinvolgente, genuinamente teatrale, siciliana e universale.
Lo spettacolo – con un impianto scenico e drammaturgico capace, a giudizio della Giuria, di generare ulteriori visioni e di riservare sorprese nelle successive fasi di elaborazione – testimonia inoltre il momento di fervore di un ambiente teatrale, quello palermitano, frequentato dai componenti del gruppo, da singoli, nelle esperienze di un maestro come Michele Perriera o di una giovane realtà come Sud Costa Occidentale, ulteriormente arricchito proprio dalla sfida di mettere all’opera sensibilità e personalità diverse in questa impresa collettiva.

Le Segnalazioni Speciali del Premio Scenario 2003 vanno ai seguenti progetti (in ordine di presentazione alla Finale):

REFETTORIO di Habillé d’Eau (Roma)
In una partitura coreografica che fa riferimento ad un linguaggio codificato ma aperto, la compagnia Habillé d’Eau di Roma colora di chiaroscuri occidentali la danza butoh. Si svelano tensioni, emozioni ed un filo narrativo che supera la forma in sospensione temporale e visionarietà, confermando le premesse di un progetto che si segnala per originalità e coerenza.

MURGIA di teatro minimo (Andria, BA)
Nel percorso di Michele Sinisi e Michele Santeramo di teatro minimo di Andria colpisce l’elaborazione di un tessuto drammaturgico che parte dall’elemento materico del paesaggio e da una raffinata attenzione ad una lingua che suona, per toccare momenti di suggestione e poesia, caratterizzati da una convincente e notevole prova attorale che tende a rinnovare i canoni della narrazione teatrale.

ARRABAT di progettoÀïshA (Modena)
Arrabat porta in scena con straordinaria leggerezza e poeticità la condizione della seconda generazione di immigrati in Italia. Attraverso brevi flash, dialoghi spezzati, intensi momenti coreografici, uso surreale e inventivo di poveri oggetti quotidiani, viene messo progressivamente in luce il tema dell’identità, personale e collettiva, di chi in Italia vive da tempo, identità mutante e che chiede allo spettatore e al pubblico di cambiare punti di vista e incrinare stereotipi.
Arrabat si pone come momento importante di una nuova cultura teatrale capace di recepire forme, spazi, modi, poetiche dello stare in scena che, nati fuori dalla cultura europea, sanno oggi raccontarci con precisione, crudeltà e leggerezza la nostra condizione meticcia.