Premio Scenario2009- 12a edizione | Progetto finalista
PROGETTO TRIENNALE SANTARCANGELO 2009-2011, 19/20/21 giugno 2009
sabato 20 Giugno , ore 12:00 | Il Lavatoio
Pink, Me & The Roses
drammaturgia originale collettiva
di e con Anna Destefanis
Leonardo Mazzi
Benno Steinegger
Codice Ivan
referente: Leonardo Mazzi
via Aretina 25 – 50136 Firenze
cell. 334 3013784
codice.ivan@gmail.com
HYPERLINK “http://www.codiceivan.com” www.codiceivan.com
spettacolo vincitore Premio Scenario 2009
Motivazione della Giuria
Porsi una domanda sull’arte, mentre l’arte ci interroga sulla nostra irriducibile natura. Riflettere su cos’è che non procede mentre il decadimento non si ferma mai. Guardarsi sfiorire nel luogo della bellezza. E non sapere da dove cominciare.
I giovani di Codice Ivan sembrano accedere al teatro da ingressi decentrati e disorientanti che, assunti in piena consapevolezza, offrono un’angolazione speciale allo sguardo, una libertà che dischiude le valvole del processo creativo fino al suo grado di immediatezza. Così, la favola antica sull’impossibile collaborazione fra la rana e lo scorpione apre la scena alle domande sul perché tutti i nostri tentativi di dialogo sembrino destinati all’insuccesso; e sul perché sia proprio il linguaggio a segnarne il fallimento. Ma forse c’è un fattore umano che può ribaltare le prospettive più scontate e tetragone. Bisogna riportare questo fattore sulla scena, magari a partire dallo spettatore. Così il palco svuotato, anziché mostrarsi come luogo di spopolamento, può farsi luogo dell’accoglienza.
lo spettacolo
Lo scorpione, portato sulla schiena della rana per attraversare il fiume, punge la rana. La rana morendo chiede allo scorpione: “Perché mi hai punto, visto che in questo modo moriremo entrambi?”. Lo scorpione risponde: “Perché è nella mia natura”.
Esopo
Pink, Me & The Roses è un decadimento. Un “concerto” in cui il vecchio rocker suona musica che parla di musica. La morte-suicidio dello pseudo-attore e della pseudo-scena. Tutto sembra tendere al basso, distruggersi e ricomporsi in un gioco senza storia. Ci chiediamo dov’è il dentro e dov’è il fuori, dov’è il limite tra il corpo del performer e quello del personaggio, tra lo spettacolo come evento linguistico e la sua distruzione, dove sono i limiti tra le cose, tra rana e scorpione, tra vittoria e sconfitta, tra bene e male.
Pink, Me & The Roses è – un palloncino – una parrucca – una poltrona – un golf – del linoleum – un coltello in una bocca – del pvc – un trespallet – due tacchi – e anche… un occhio di bue su due ruote.
Ma Pink, Me & The Roses è anche e soprattutto un palloncino che esplode, il tutto che procede, comunque, a strattoni e per continui inceppi, in un dispositivo in cui l’errore è inevitabile e accettato come tale. Siamo rimasti imprigionati, non nostro malgrado ma volontariamente, dentro il teatro stesso. Pink, Me & The Roses non solo rivela ciò che succede dietro le quinte, ma anche come si è arrivati alla messa in scena: il processo. Il making off irrompe in una scena essenziale: pochi oggetti, pochi colori, poco spazio e ben marcato. Ancora una volta si tenta di costruire l’ennesima finzione, ma siamo oltre la narrazione e l’inganno non regge più. Improvvisamente la scatola nera diventa bianca: la vita irrompe, si presenta, è lì, imbarazzante, ti guarda e come è arrivata si allontana, torna dietro la maschera.
Durante il processo siamo saltati da un piano a un altro di analisi, cercando di capire chi fosse la rana e chi fosse lo scorpione. Abbiamo individuato nel teatro lo strumento di auto-determinazione per eccellenza, il passaggio concesso per attraversare il fiume (la rana); e nell’attore il conflitto perenne tra la propria natura e la necessità di divenire altro – il desiderio di attraversare il fiume (lo scorpione).
La compagnia
Benno Steinegger, Anna Destefanis e Leonardo Mazzi si conoscono da diversi anni e hanno collaborato in forme diverse a vari progetti. Riscontrando nei propri percorsi dei codici comuni, hanno deciso di approfondire la propria ricerca in una direzione condivisa: Codice Ivan.
Benno Steinegger, laureato in Scienze Politiche, ha proseguito gli studi a Londra alla Central School of Speech and Drama, University of London; ha diretto e interpretato Oblivion (Royal Vauxhall Tavern), Ba’it (Curty Gallery) e Cecchini/Scharfschuetzen; ha collaborato con Chille de la balanza, Kinkaleri, Giorgia Maretta e partecipato a workshop con Rodrigio Garcia, Complicite, Armando Punzo, Odin Theatret e altri. Attualmente collabora con Motus per una nuova produzione.
Leonardo Mazzi, esperto di comunicazione e immagine digitale, dopo aver seguito corsi di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso l’Università di Firenze, si è avvicinato al mondo della performance focalizzandosi sugli aspetti visivi e processuali. Fra i progetti a cui ha partecipato: We’re talking about music, 37a Biennale di Venezia, Alcuni giorni sono migliori di altri, di Kinkaleri, Centro Pecci e One tongue touching another tongue, Galleria Project Gentili.
Anna Destefanis, dopo la laurea in Scienze della Formazione ha continuato gli studi a Londra al Goldsmiths College, University of London (Master in Performance Making). Ha codiretto e interpretato varie performance tra cui Schizzo-Frame, Land without e Snake Attack. Ha partecipato a workshop con A2, Franco B., Odin Teatret, Gabriella Bartolomei, Sayoko Onischi e altri. Ha collaborato con E:Vent Gallery, Chille de la balanza, Fluxus. È membro fondatore della faf – Florence Art Factory.
Rassegna stampa
Teatrimilano.it”, 31 maggio 2010
di Federica Solaro
“Teatro e Critica”, 28 aprile 2010
di Matteo Antonaci
“Il Manifesto”, 25 ottobre 2009
di Gianni Manzella
“delteatro.it”, 6 agosto 2009
di Andrea Porcheddu
“Il Giornale di Vicenza”, 3 settembre 2009
di Rosarita Crisafi
“il Sole 24 Ore”, 2 luglio 2009
di Renato Palazzi
“klpteatro.it”, 22 giugno 2009
di Kiara Copek
Theater, das glaubt
di Georg Mair
Von Froschen und Menschen
di Klaus Hartig